Conservazione dei dati, tra sicurezza e sostenibilità

IDC prevede da qui al 2025 una vera e propria rivoluzione nei sistemi informativi aziendali, mirata a dare attenzione crescente alla conservazione dei dati. Già nel 2020 oltre il 40% degli investimenti nei data center aziendali sarà impiegato per realizzare infrastrutture IT sempre più agili e flessibili, in grado di abbattere i silos interni e capace di integrarsi con i servizi esterni.

La trasformazione digitale delle aziende, secondo IDC, se da una parte dovrà essere data-driven, quindi centrata sulle effettive esigenze aziendali, e dall’altra orientata a sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, dovrà necessariamente mettere al centro dell’evoluzione infrastrutturale la sicurezza, così da supportare l’operatività del business e garantire la protezione dei dati.

Sicurezza, parola sulla quale si basa la fiducia nell’azienda da parte di clienti, partner e fornitori e che non può mancare quando si parla di gestione di data center.

Quanti sono i dati da conservare?

Sempre secondo una stima IDC, i dati globali arriveranno nel 2025 a 163ZB, ovvero 10 volte il valore del 2016. L’80% di questi dati è di natura non strutturata e il 50% di questi risiede al di fuori del data center su infrastrutture eterogenee che sono proliferate nel tempo, spesso senza troppa programmazione, e che hanno creato molti silos (quello che in gergo viene chiamato Shadow IT). Un IT manager ha, pertanto, la necessità oggi di gestire, anche grazie all’ausilio dell’automazione, qualche Petabyte e non più qualche centinaia di Terabyte e per questo dovrà avviare un percorso di consolidamento volto a modernizzare, automatizzare e trasformare il data center in modo da sfruttare il Data Capital, ovvero il Valore dei Dati.

Cos’è il Data Capital?

Le organizzazioni – afferma Stefano Di Pede di BSistemi s.r.l. – hanno tradizionalmente misurato il loro valore tramite quattro elementi essenziali: il capitale umano (il talento della forza lavoro), la proprietà intellettuale (brevetti e conoscenze che danno un vantaggio competitivo), le operation e le infrastrutture. Ma in un mondo in cui la trasformazione digitale sta determinando vincitori e perdenti, si aggiunge sicuramente un altro elemento, il dato, diventato il bene aziendale più prezioso e da tutelare, conservare in sicurezza”.

Come rendere il data center flessibile, ottimizzando la potenza di calcolo e garantendo la sicurezza delle informazioni?

La tecnologia Scale Out – afferma Di Pede – permette di creare un Data lake, multiprotocollo, accessibile via ethernet, perfetto per consolidare più carichi di lavoro e possibile da scalare massivamente, solo quando se ne ha realmente bisogno. In questo modo non c’è bisogno di fare previsioni a 3 e 5 anni , vista la possibilità di espandere il data lake in poco tempo sulla base di esigenze reali. Con questa tecnologia Dell Technologies che BSistemi propone alle aziende non è necessario muovere il file system, non sono necessarie migrazioni, si può sempre avere il dato disponibile, senza interruzioni di servizio, anche quando si fanno aggiornamenti, proteggendo di fatto l’investimento fatto dai clienti nel tempo”.

Perché sicurezza nel data center fa rima con sostenibilità?

Perché la tecnologia – continua Di Pede – rappresenta un bene prezioso ma vulnerabile e quindi da difendere. La tecnologia è uno strumento irrinunciabile per il passaggio ad un modello economico sostenibile raggiungibile soltanto attraverso un cambiamento dei processi, ma rappresenta anche un elemento di vulnerabilità alle minacce informatiche. Il rapido aumento della digitalizzazione ha contribuito positivamente allo sviluppo economico e sociale favorendo la protezione dell’ambiente. Tuttavia, ha anche reso i sistemi e gli ecosistemi socio-tecnici più vulnerabili alle minacce informatiche. Le infrastrutture critiche (CI), specialmente nel settore energetico, sono particolarmente vulnerabili a tali minacce. La possibile lontananza, ed il clima che sta diventando meno prevedibile a causa del cambiamento climatico globale, amplificano gli impatti di un potenziale attacco informatico. Sebbene queste condizioni infrastrutturali eccezionalmente critiche (ECIC), come le abbiamo definite, pongano sfide di governance, i quadri giuridici nazionali e internazionali esistenti le trattano in modo frammentario“.