Responsabilità sociale: perché chi opera nel mondo del digitale dovrebbe dimostrarla?

Come può oggi un’impresa considerarsi sostenibile e attenta alle esigenze dei lavoratori? Come, in un momento come quello che stiamo vivendo, può dimostrare la cosiddetta “social accountability”? La risposta a queste domande passa spesso dalle certificazioni che, con rigore metodologico, costringono le organizzazioni innanzitutto a conoscere e prendere consapevolezza della propria situazione esistente, per poi evidenziare eventuali lacune e pianificare le azioni utili a colmarle da mettere in campo in futuro. La logica del “continuo miglioramento” è quella che guida tutte le certificazioni. Logica da perseguire in un contesto di progressivo cambiamento dei bisogni dei clienti e dell’ecosistema, anche digitale, in cui l’organizzazione vive.

Quale certificazione per la Responsabilità Sociale d’Impresa?

Esiste uno standard di certificazione internazionale, denominato SA 8000®, che consente alle organizzazioni di costruire un percorso di miglioramento continuo mirato al rispetto dei diritti dei lavoratori e all’assenza dello sfruttamento dei minori.

Creata nel 1989 dalla Social Accountability International (SAI), un’affiliata del Council on Economic Priorities, ha il suo focus su sicurezza e salute sul lavoro, libertà di associazione e contrattazione collettiva, retribuzione adeguata del lavoro, rispetto delle pari opportunità.

Quali i vantaggi della certificazione SA 8000?

Tramite la certificazione, le organizzazioni hanno l’opportunità di comprovare in modo concreto l’attenzione verso valori etici irrinunciabili, e fortemente legati con una crescita economica sostenibile. Grazie ai processi ridisegnati dalla certificazione, infatti, è possibile migliorare la gestione e le prestazioni della catena di approvvigionamento, assicurare il rispetto delle leggi nazionali e internazionali in materia di lavoro e diritti dei lavoratori, rafforzare il rapporto con i dipendenti, i clienti e gli eventuali azionisti, dimostrare responsabilità sociale adeguata quando ci si presenta sul mercato internazionale.

Scegliere un percorso di certificazione consente alle imprese anche di garantire il monitoraggio periodico e il miglioramento continuo del sistema di gestione implementato definendo, nell’ambito delle riunioni del Comitato Etico, obiettivi specifici di miglioramento e verificandone il raggiungimento anche attraverso indicatori significativi; assicurare a tutto il personale adeguata formazione ed informazione in materia di etica e responsabilità sociale; sensibilizzare i fornitori ai principi di responsabilità sociale oltre che documentare e comunicare ai portatori d’interesse l’impegno in materia di Responsabilità Sociale d’Impresa anche attraverso la redazione del Bilancio Sociale.

Quali sono i vantaggi per un’azienda che lavora nel digitale nel “certificare” attenzione al tema della responsabilità sociale?

La CSR (Responsabilità Sociale d’Impresa) – afferma Enrico Callarà, consulente ISO della BSistemi – è un dovere imprescindibile per un’azienda moderna. La visione strategica d’impresa, la gestione efficace delle problematiche di impatto sociale e delle implicazioni etiche rappresentano i parametri più attuali della qualità di un’azienda che si vanno ad integrare con quelle relative ad ambiente, lavoro, comunità, innovazione sociale e conciliazione. La community management e il social media marketing rappresentano le nuove frontiere della comunicazione che richiedono alle imprese digitali di dimostrare il loro impegno nel sociale con il coinvolgimento fattivo degli stakeholder su questi temi“.

Le imprese, pertanto, dovranno sempre più dimostrare nel concreto quello che la Social Accountability International sintetizza nella sua vision: “We envision a world where workers, businesses, and communities thrive together”.

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Spazio alla tecnologia che abilita il progresso umano: parla Fabio Funari di DellTecnologies

Contribuire positivamente al costante progresso umano è uno degli obiettivi più importanti e per questo DellTecnologies è fortemente impegnata a sostenere iniziative innovative, sostenibili per promuovere la diversità e l’inclusione. Non solo. Il rispetto del pianeta, la difesa della cultura e delle identità individuali, la ricerca del benessere collettivo sono per la società valori irrinunciabili“. Il concetto di sostenibilità per Fabio Funari, Sales Director del settore pubblico di DellTecnologies, è contenuto in questa sintesi.

Ma come questo si traduce in azioni concrete?

Già nel 2013 il tema della sostenibilità era in cima all’agenda strategica di DellTechnologies: prende vita, infatti, in quell’anno il programma Legacy of Good ponendosi diverse sfide da raggiungere entro il 2020. Nel 2017 l’azienda presenta un nuovo piano di responsabilità e innovazione con ambiziosi obiettivi che sono alla base del piano Progress Made Real 2030 che traghetterà Dell fino al 2030 e si fonda sulla convinzione che la tecnologia e i dati, combinati con la volontà e la passione dei singoli, siano e saranno sempre una forza positiva per il progresso umano. A luglio 2019 abbiamo annunciato il superamento, in anticipo sui tempi previsti, di oltre il 75% degli obiettivi delineati nel piano è il caso del riciclo di oltre 907.000 tonnellate di componenti elettronici, la presenza nei nuovi prodotti e soluzioni di Dell Technologies di circa 46.000 tonnellate di contenuto riciclato, plastica e altri materiali sostenibili, la realizzazione di iniziative di sostenibilità in tutte le sedi DellTechnologies. Non meno importanti, la donazione di 5 milioni di ore di servizio a favore di iniziative di volontariato, di mentoring per studenti e lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche no-profit, senza dimenticare i programmi di riduzione dell’utilizzo di acqua nella fase di produzione e dell’impatto energetico del portfolio di prodotti, che si stanno avviando velocemente a raggiungere gli obiettivi prefissati. Se come azienda leader nel settore ICT Dell Technologies contribuirà a guidare il progresso umano attraverso la tecnologia e l’innovazione supportando le imprese nel loro percorso di digitalizzazione, internamente si propone di essere una azienda responsabilmente attenta all’individuo e alla collettività operando per assicurare – tra i vari temi – una forza lavoro inclusiva basata sulla diversità e sull’inclusione. Il programma Progress Made Real 2030 si concentra su aree che riteniamo fondamentali per creare un impatto sociale positivo: promuovere la sostenibilità, coltivare l’inclusione, migliorare le condizioni di salute, l’educazione e le opportunità economiche delle persone. Alla base delle strategie di impatto sociale e corporate di Dell Technologies ci sono ovviamente etica e privacy che sono fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030. Abbiamo anche introdotto un moonshot goal in ognuna di queste aree: un invito all’azione per tutti i collaboratori, i partner e i clienti a unire le proprie forze per raggiungere ciò che, al momento, può sembrare oltre i nostri limiti. A partire dal nostro primo moonshot goal, pensiamo alla tutela dell’ambiente in tutto ciò che facciamo. Per ogni prodotto acquistato da un cliente, riutilizzeremo o ricicleremo un prodotto equivalente. Il 100% degli imballaggi sarà realizzato con materiale riciclato o rinnovabile. E oltre la metà del contenuto del nostro prodotto sarà realizzato con materiale riciclato o rinnovabile. Il nostro secondo moonshot goal riguarda un maggiore livello di inclusione: infatti, entro il 2030, il 50% della nostra forza lavoro globale e il 40% dei nostri leader globali saranno rappresentati da donne. Il nostro terzo moonshot goal è quello di promuovere iniziative in ambito sanitario, dell’istruzione ed opportunità economiche con un impatto positivo per 1 miliardo di persone, facendo leva sulla nostra tecnologia e sulle nostre forze aziendali su larga scala.  Il quarto moonshot goal consiste nel raggiungimento, entro il 2030, dell’automatizzazione completa dei nostri processi di controllo dei dati, rendendo più semplice per i nostri clienti il controllo dei loro dati personali. Misureremo la situazione su tutti i moonshot goals e renderemo visibile lo stato d’avanzamento delle attività sul nostro sito.

Quanto impatta la sostenibilità nel modello di produzione di DellTechnologies?

Il concetto di sostenibilità, definito come Advancing Sustainability, è sempre stato importante per noi. Siamo costantemente alla ricerca di modi per innovare e ridurre il nostro impatto ambientale. Sono fondamentalmente tre le aree aree chiave che abbiamo individuato: accelerare l’economia circolareproteggere il nostro pianeta e collaborare con i nostri clienti e partner per fare lo stesso e, in ambito supply chain, sostenere le molte persone che costruiscono i nostri prodotti. Per chi non ha familiarità con l’economia circolare, per comprenderla a volte aiuta pensare al suo contrario: l’economia lineare. Ovvero, prendiamo le risorse, le trasformiamo in qualcosa che usiamo e poi le buttiamo via. Gettandole via, significa che non verranno più riutilizzate o riciclate. Invece, noi progettiamo prodotti avendo chiaro in mente l’intero ciclo di vita. Che cosa accadrà al display, alla plastica utilizzata nello chassis o alla scheda madre quando il laptop sarà sostituito? L’idea alla base di un’economia circolare è quella di far circolare le cose. DellTechnologies è da sempre impegnata nell’accelerare l’economia circolare ed evitare che tutti i rifiuti elettronici finiscano nelle discariche. Forniamo soluzioni di riciclaggio che proteggono i dati dei nostri clienti, salvaguardano la reputazione del loro marchio, riutilizzano materiali preziosi e riciclano responsabilmente. Dal 1996, Dell Technologies offre una varietà di servizi sicuri per consumatori e aziende di tutto il mondo. Ma l’economia circolare non riguarda solo il riciclo. Inizia dalla fase del design e dalle scelte che facciamo sui materiali che utilizziamo. Anche qui, sono stati fatti grandi progressi grazie all’utilizzo di materiali sostenibili. Prodotti come i nostri modelli di personal computer Optiplex, Precision e Latitude contengono già materie plastiche riciclate post-consumo, che vanno da concentrazioni dell’8% a quasi il 50%. Vorrei sottolineare il nostro lavoro con la fibra di carbonio riciclata. Prendiamo la fibra di carbonio residua nell’industria aerospaziale e la incorporiamo nei nostri prodotti.  Dal 2015 Dell Technologies ha impedito che oltre 100.000 Tonnellate di fibra di carbonio finissero in discarica. Abbiamo raggiunto molti primati nel settore per l’utilizzo di materiali innovativi all’interno dei nostri prodotti e prevediamo di continuare in questa direzione. E’ anche importante parlare della nostra vasta e complessa Supply Chain, che coinvolge centinaia di migliaia di persone. Con la sua presenza a livello globale, Dell Technologies sente la responsabilità di spingere e puntare verso i più alti standard. Ci chiediamo sempre “come possiamo continuare a creare un impatto sociale positivo tramite la Supply Chain?” Come condizione imprescindibile per collaborare con noi, tutte le aziende fornitrici devono accettare contratti con elevati standard qualitativi su pratiche etiche, rispetto e dignità per tutti coloro che creano i nostri prodotti. Aiutiamo, collaboriamo con i nostri fornitori affinché questi requisiti siano rispettati, attraverso approfondimenti, training rafforzati da un programma di audit completo ed interventi di correzione laddove necessario. Il tour annuale – dedicato ai nostri clienti – presso una struttura produttiva DellTechnologies è un esempio del nostro impegno di promozione della trasparenza. Ci concentriamo anche sulla protezione, lo sviluppo e il coinvolgimento dei lavoratori. Collaboriamo, inoltre, con i fornitori per fornire programmi che aiutino i dipendenti a migliorare le competenze necessarie per la propria crescita personale, il che a sua volta rende la nostra Supply Chain un luogo più attraente in cui lavorare. Non stiamo agendo da soli. Siamo onorati di essere membri fondatori di Responsible Business Alliance (RBA) che supporta i diritti e il benessere delle persone che operano nella Supply Chain tecnologica globale. L’RBA trova continuamente opportunità per stimolare cambiamenti positivi e migliorare i progressi nel nostro settore attraverso il suo lavoro.

Ci sono vantaggi effettivi per l’azienda e i clienti? Quali?

Assolutamente sì. Mettere la sostenibilità al centro delle proprie strategie porta ad ottenere dei concreti vantaggi:

  • costante spinta verso l’innovazione
  • ottimizzazione delle catene di produzione
  • creazione di prodotti sempre più efficienti e a basso consumo energetico (miglior TCO, produttività più elevata, costi operativi ridotti)
  • alto livello di soddisfazione del cliente (NPS) ed alta propensione ad acquistare da chi pone attenzione alla sostenibilità
  • elevato livello di soddisfazione interna dei propri dipendenti con forte propensione a rimanere in azienda ed a consigliarla ai propri amici
  • diffusione di una cultura aziendale basata sulla diversità e l’inclusione che attrae talenti favorendo lo sviluppo di nuove ide.

E c’è molto di più.

Qual è il ruolo delle certificazioni quando si lavora in un quadro di sostenibilità?

I partner che collaborano con noi  per lo sviluppo del mercato prestano naturalmente molta attenzione alle competenze tecnologiche. Ed è questo il caso di BSistemi, Titanium Partner di DellTechnologies. Ma non solo. Oggi il numero di partner  di canale attenti a tematiche legate alla sostenibilità è in costante crescita. Lo sviluppo del business nel quotidiano è accompagnato sempre più da un approccio responsabile e coerente con pratiche etiche sostenibili e con misure ed accorgimenti volti a proteggere il nostro pianeta.

Quali le certificazioni alle quali guardare con attenzione?

Relativamente alla proposizione delle soluzioni DellTechnologies, i Partner che abbracciano il nostro Programma di Canale devono soddisfare requisiti e percorsi di certificazioni strutturati ed accurati per offrire al cliente elevati livelli di competenza e preparazione. I Partner Titanium, come BSistemi, devono poter fornire soluzioni e servizi in grado di seguire il cliente nella sua crescita del business e dell’infrastruttura.  Bsistemi ha conseguito, inoltre, le certificazioni che sostengono e promuovono la salute e la sicurezza ambientale, tra le quali: ISO 9001, ISO 27001 e ISO 14001. Relativamente a quest’ultima, ridurre l’impatto sull’ambiente è una prerogativa di BSistemi finalizzata alla creazione di un ecosistema migliore, la tutela ambientale è per il Partner  una priorità e per questo motivo abbiamo scelto di aderire volontariamente al sistema di gestione che la norma ISO 14001:2015, riconosciuta a livello internazionale, impone, un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività.

Ottimismo o pessimismo circa il raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030?

La sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo. E per raggiungere i Moonshot Goal che ci siamo prefissati dobbiamo crederci, dobbiamo essere ottimisti. Non abbiamo ad oggi tutte le risposte su come raggiungeremo questi obiettivi. Questa sarà una grande impresa che richiederà ingegno, innovazione e investimenti. I materiali cambieranno, la scienza evolverà, le nuove tecnologie forniranno nuovi modelli per le Supply chain. Sappiamo che non possiamo arrivarci da soli: avremo bisogno che tutto l’ecosistema clienti-partner-fornitori collabori e si impegni per raggiungere quegli obiettivi. Noi crediamo che fissando obiettivi ambiziosi, continueremo ad inviare segnali forti, per noi e in tutto il nostro settore, per un invito all’azione, guidando le nuove innovazioni e mettendo al centro la sostenibilità.

Quale il goal sul quale potremmo raggiungere i risultati sperati e quale il ruolo del digitale?

La tecnologia e l’innovazione sono centrali nel raggiungimento dei 17 SDGs. Con l’utilizzo della tecnologia si può intervenire in tutti gli ambiti, dalla povertà, con la creazione di posti di lavoro, il migliore sfruttamento delle risorse del nostro pianeta, alla sanità con strumenti sempre più potenti che consentano l’individuazione e la cura di gravi malattie. L’istruzione potrà essere portata ovunque e le comunità potranno costruire il loro percorso verso una condizione di vita migliore. Con la tecnologia potremo elaborare sistemi per ridurre o frenare definitivamente l’inquinamento sfruttando fonti di energia rinnovabili e contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici. Ma abbiamo bisogno che tutti lavorino insieme per proteggere il nostro pianeta, creare un mondo più diversificato e inclusivo ed utilizzare la tecnologia laddove sia in grado di abilitare il progresso umano. Se riusciremo a farlo tutti insieme, potremo raggiungere tutti i goal 2030!

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CERTIFICAZIONE ISO 14001


BSistemi in questi ultimi mesi ha focalizzato il suo impegno verso l’ottenimento della certificazione ISO 14001, consapevole di volere ottenere una gestione ambientale in grado di minimizzare l’impatto sul territorio favorendo lo sviluppo di progetti mirati al miglioramento del rapporto azienda-natura.

Ridurre l’impatto sull’ambiente è una nostra prerogativa finalizzata alla creazione di un ecosistema migliore, la tutela ambientale è per noi una priorità e per questo motivo abbiamo scelto di aderire volontariamente (quindi senza che fosse obbligo la fine della permanenza sul mercato) al sistema di gestione che la norma ISO 14001:2015, riconosciuta a livello internazionale, impone, un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività

Lo studio della documentazione relativa al sistema di gestione ambientale, la stesura della modulistica che supporterà il sistema stesso, la creazione di strumenti specifici per il settore ICT e la formazione del personale, sono stati passi fondamentali per approdare alla verifica effettuata da parte dell’organismo di certificazione TÜV NORD, il quale ha riconosciuto il raggiungimento degli standard.

Avere ottenuto la certificazione è la conferma di quanto BSistemi sia una realtà affidabile, che garantisca performance ottimali ed un miglioramento continuo del suo standard qualitativo, ciò che siamo fermi ad ottenere è la prevenzione dell’inquinamento riducendo l’entità dei rifiuti, il consumo di energia e dei materiali.

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Conservazione dei dati, tra sicurezza e sostenibilità

IDC prevede da qui al 2025 una vera e propria rivoluzione nei sistemi informativi aziendali, mirata a dare attenzione crescente alla conservazione dei dati. Già nel 2020 oltre il 40% degli investimenti nei data center aziendali sarà impiegato per realizzare infrastrutture IT sempre più agili e flessibili, in grado di abbattere i silos interni e capace di integrarsi con i servizi esterni.

La trasformazione digitale delle aziende, secondo IDC, se da una parte dovrà essere data-driven, quindi centrata sulle effettive esigenze aziendali, e dall’altra orientata a sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, dovrà necessariamente mettere al centro dell’evoluzione infrastrutturale la sicurezza, così da supportare l’operatività del business e garantire la protezione dei dati.

Sicurezza, parola sulla quale si basa la fiducia nell’azienda da parte di clienti, partner e fornitori e che non può mancare quando si parla di gestione di data center.

Quanti sono i dati da conservare?

Sempre secondo una stima IDC, i dati globali arriveranno nel 2025 a 163ZB, ovvero 10 volte il valore del 2016. L’80% di questi dati è di natura non strutturata e il 50% di questi risiede al di fuori del data center su infrastrutture eterogenee che sono proliferate nel tempo, spesso senza troppa programmazione, e che hanno creato molti silos (quello che in gergo viene chiamato Shadow IT). Un IT manager ha, pertanto, la necessità oggi di gestire, anche grazie all’ausilio dell’automazione, qualche Petabyte e non più qualche centinaia di Terabyte e per questo dovrà avviare un percorso di consolidamento volto a modernizzare, automatizzare e trasformare il data center in modo da sfruttare il Data Capital, ovvero il Valore dei Dati.

Cos’è il Data Capital?

Le organizzazioni – afferma Stefano Di Pede di BSistemi s.r.l. – hanno tradizionalmente misurato il loro valore tramite quattro elementi essenziali: il capitale umano (il talento della forza lavoro), la proprietà intellettuale (brevetti e conoscenze che danno un vantaggio competitivo), le operation e le infrastrutture. Ma in un mondo in cui la trasformazione digitale sta determinando vincitori e perdenti, si aggiunge sicuramente un altro elemento, il dato, diventato il bene aziendale più prezioso e da tutelare, conservare in sicurezza”.

Come rendere il data center flessibile, ottimizzando la potenza di calcolo e garantendo la sicurezza delle informazioni?

La tecnologia Scale Out – afferma Di Pede – permette di creare un Data lake, multiprotocollo, accessibile via ethernet, perfetto per consolidare più carichi di lavoro e possibile da scalare massivamente, solo quando se ne ha realmente bisogno. In questo modo non c’è bisogno di fare previsioni a 3 e 5 anni , vista la possibilità di espandere il data lake in poco tempo sulla base di esigenze reali. Con questa tecnologia Dell Technologies che BSistemi propone alle aziende non è necessario muovere il file system, non sono necessarie migrazioni, si può sempre avere il dato disponibile, senza interruzioni di servizio, anche quando si fanno aggiornamenti, proteggendo di fatto l’investimento fatto dai clienti nel tempo”.

Perché sicurezza nel data center fa rima con sostenibilità?

Perché la tecnologia – continua Di Pede – rappresenta un bene prezioso ma vulnerabile e quindi da difendere. La tecnologia è uno strumento irrinunciabile per il passaggio ad un modello economico sostenibile raggiungibile soltanto attraverso un cambiamento dei processi, ma rappresenta anche un elemento di vulnerabilità alle minacce informatiche. Il rapido aumento della digitalizzazione ha contribuito positivamente allo sviluppo economico e sociale favorendo la protezione dell’ambiente. Tuttavia, ha anche reso i sistemi e gli ecosistemi socio-tecnici più vulnerabili alle minacce informatiche. Le infrastrutture critiche (CI), specialmente nel settore energetico, sono particolarmente vulnerabili a tali minacce. La possibile lontananza, ed il clima che sta diventando meno prevedibile a causa del cambiamento climatico globale, amplificano gli impatti di un potenziale attacco informatico. Sebbene queste condizioni infrastrutturali eccezionalmente critiche (ECIC), come le abbiamo definite, pongano sfide di governance, i quadri giuridici nazionali e internazionali esistenti le trattano in modo frammentario“.

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Sicurezza, produttività e sostenibilità: una roadmap per lo Smart Working

Tra il “cosa resterà dell’emergenza COVID-19” un posto d’onore spetta indubbiamente alle nuove modalità di lavoro attivate in questi due mesi da Pubbliche Amministrazioni e aziende di ogni dimensione, da alcuni definite Smart Working, più spesso somiglianti a Telelavoro forzato da lockdown. Un lavoro comunque possibile da svolgere “a distanza”, grazie all’impiego delle tecnologie digitali e, nel caso del lavoro veramente smart, frutto di un ripensamento dei processi aziendali.

La fase 2, in base a quanto stabilito dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, sembra portare con sé e voler preservare queste nuove modalità di lavoro, che dovrebbero essere privilegiate sia da aziende che da PA, vista la possibilità per i primi di ricorrere al lavoro agile senza accordo con il dipendente e per i secondi di attivarlo rifacendosi all’articolo 87 del decreto legge 18/2020.

Quale il rapporto tra Smart Working e Sostenibilità?

Oltre la facile connessione tra lavoro agile e sostenibilità ambientale, ampiamente dimostrata in questo periodo di lockdown, una connessione interessante potrebbe essere quella riferita alla sostenibilità economica, visti i dati dell’Osservatorio Smart Working del PoliMI, che parlano di un aumento della produttività aziendale oltre che di una maggiore soddisfazione degli smart worker rispetto all’organizzazione del proprio lavoro (31% a fronte di un 19% dei lavoratori tradizionali).

Ma non basta” – afferma Stefano Epifani, direttore del Digital transformation Institute. “Parlare di smart working e sostenibilità vuol dire anche, necessariamente, parlare di lavoro sostenibile nel senso più stretto del termine. Quando l’obiettivo 8 di Agenda2030 parla di lavoro dignitoso per uomini e donne, per giovani ed anziani non fa certo riferimento alle condizioni nelle quali si sono trovate molte famiglie in questi ultimi mesi: a doversi barcamenare tra orari sempre più dilatati (oltre due ore in più al giorno secondo alcune analisi) e spazi di vita sempre più ristretti, nei quali alla compressione del lockdown si è aggiunta l’ansia da performance di un lavoro nei fatti sempre presente. Ripensare temi e modalità vuol dire costruire modelli di lavoro che vadano incontro alle famiglie e non generino discriminazioni. E in questo le tecnologie digitali possono essere alleati portentosi, a patto che le si usi congiuntamente alla revisione dei modelli aziendali e a un percorso che lavori per risultati e non per processi. Su questo c’è molto da fare dal punto di vista organizzativo, culturale e sindacale, ma anche dal punto di vista dei processi di system integration, che sempre di più dovranno essere concepiti per integrare livelli di complessità alti e modelli di gestione totalmente decentrati, con tutto ciò che questo implica in termini di compliance, sicurezza, affidabilità”.

Quale la possibile roadmap da seguire per ricorrere al lavoro agile in sicurezza?

Garantire ai dipendenti la possibilità di lavorare in modo “smart” significa, a livello aziendale, seguire una roadmap ben precisa, soprattutto che possa tener conto del fatto che spesso a Smart Working si associa BYOD, Bring You Own Device, ovvero la possibilità di lavorare non solo fuori dal perimetro aziendale ma con dispositivi personali.

Queste sono le tappe che si possono seguire per non improvvisare, ma soprattutto per garantire sicurezza:

Assestment delle risorse aziendali

Questa è la prima attività che si fa e che permette di verificare la possibilità da parte dei dipendenti di lavorare anche senza recarsi in ufficio. “A seguito di questa attività – afferma Matteo Benaroyo di BSistemi – in molti casi si è individuata la necessità di fornire notebook da dare in dotazione ai dipendenti nel caso ne fossero sprovvisti oppure, qualora i device fossero presenti in azienda, effettuare dove necessario aggiornamenti dei sistemi operativi non più supportati, installazione e aggiornamento di software antivirus per la protezione dei client, aggiornamento dei software gestionali per garantire gli ultimi livelli di patch di sicurezza e dei sistemi di virtualizzazione”.

Condividere policy di gestione dei dati

Sicuramente importante la definizione di regole di gestione e accesso alle informazioni aziendali oltre che la messa a punto di policy di backup da scrivere nell’ottica della mitigazione del rischio di compromissione dei dati che potrebbe derivare dalla decentralizzazione del lavoro.

Monitorare il perimetro aziendale

Ancora in ottica di sicurezza, c’è sicuramente da tenere in considerazione la necessità di introdurre, qualora non ce ne siano, dispositivi di sicurezza perimetrali, come per esempio i firewall, e attivare connessioni VPN cifrate e sicure tra i sistemi e le abitazioni dei dipendenti. “L’utilizzo di connessioni VPN – spiega Benaroyo – garantisce la confidenzialità delle comunicazioni grazie agli algoritmi di cifratura e permette di limitare l’accesso alle risorse aziendali fino a livello di singolo utente, in modo da mitigare il rischio di compromissione dei dati aziendali e permettere al dipendente di lavorare correttamente fuori dalla sede di lavoro, mantenendo comunque un livello di sicurezza paragonabile a quello della sede aziendale”.

Delineare il percorso di trasformazione

La tecnologia digitale indubbiamente non è di per sé abilitante rispetto allo smart working, visto che sono necessarie profonde trasformazioni rispetto ai processi aziendali oltre che alla modalità di gestione del lavoro.

Un’azienda che vuole essere “smart” – puntualizza Matteo Benaroyo di Bsistemi – non può più fondarsi sul solo rispetto formale dei processi e sulla presenza del dipendente sul posto di lavoro, ma deve essere impegnata a raggiungere nel concreto gli obiettivi fissati, con diversi benefici misurabili in termini di maggiore produttività e qualità, minori costi e una aumentata soddisfazione e motivazione lavorativa anche derivante da una migliore conciliazione vita-lavoro”.

Il digitale per un modello di business circolare: intervista ad Erika Brancato

“La nostra azienda ha di recente aderito all’iniziativa realizzando un proprio “bosco anziedale” in Basilicata, vicino Matera. Lì saranno piantati gli alberi che regaleremo agli invitati ai nostri eventi: 200 specie suddivise in roverella, fragno, orniello e frassino che assorbiranno dall’atmosfera circa 37.000 kg di Co2. Un gesto piccolo, ma simbolico, che vuole sensibilizzare altre persone sul tema”.

Possibilità di mitigare i cambiamenti climatici attraverso la “ricostruzione” delle foreste di alberi, e urgenza di agire. Questi i due aspetti sui quali si focalizza una ricerca pubblicata da alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo e pubblicata su Science e che vuole far riflettere sul ruolo che potrebbero avere gli alberi nel raggiungimento dell’obiettivo 13 di Agenda 2030.

Il report ha rilevato circa 1,7 miliardi di ettari di terra senza alberi, escluse le aree urbane e i campi utilizzati per coltivazioni ad uso alimentare, su cui si potrebbero piantare nuovi alberi. Una superficie che rappresenta l’11% delle terre emerse e che corrisponde a circa la superficie di Stati Uniti e Cina sommate insieme. Lo stesso studio calcola come da un incremento della copertura boschiva di 0,9 miliardi di ettari sarebbe possibile immagazzinare circa 205 gigatonnellate di carbonio.

I Governi devono inserire la riforestazione nelle loro strategie nazionali e farlo adesso” – ha affermato Jean-François Bastin, membro del team di ricerca, che vuole evidenziare il dato secondo il quale la quantità di terra disponibile per la riforestazione diminuisce con l’aumento delle temperature medie globali: anche se il riscaldamento globale fosse contenuto a solo 1,5° entro il 2050, circa 1/5 dell’area disponibile per la riforestazione individuata dallo studio andrebbe perduta, perché troppo ormai diventata troppo calda e inadatta alla messa a dimora di nuovi alberi.

Come contribuire in modo concreto alla riforestazione?

Piantare nuovi alberi è un gesto tramite il quale si può indubbiamente contribuire a uno sviluppo sostenibile. Il come fare lo si può trovare nel progetto Treedom, che consente di creare anche foreste aziendali, adottando e seguendo la crescita degli alberi a distanza.

La nostra azienda – racconta Erika Brancato, responsabile comunicazione B-sistemi – ha di recente aderito all’iniziativa realizzando un proprio “bosco anziedale” in Basilicata, vicino Matera. Lì saranno piantati gli alberi che regaleremo agli invitati ai nostri eventi: 200 specie suddivise in roverella, fragno, orniello e frassino che assorbiranno dall’atmosfera circa 37.000 kg di Co2. Un gesto piccolo, ma simbolico, che vuole sensibilizzare altre persone sul tema”.

Perché Treedom?

Treedom, fondata a Firenze nel 2010, ha coinvolto finora oltre 400mila persone, 2.400 aziende per un totale di 1milione e 100mila alberi piantati in Africa, America Latina, Asia e Italia. La messa a dimora di tutte le piante è curata da contadini locali, in modo da avere ricadute positive anche sul tessuto sociale e imprenditoriale dei territori scelti per la riforestazione. Sono state oltre 65mila le imprese agricole coinvolte nel progetto fino a questo momento.

Ogni albero di Treedom – spiega Erika Brancato – ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi. Grazie a queste caratteristiche, l’albero di Treedom non è qualcosa da dimenticare a evento concluso, ma diventa strumento di comunicazione efficace su temi ai quali come azienda siamo particolarmente attenti”.

Perché piantare alberi adesso?

Proprio in questo momento difficile – continua Brancato – ci sembrava una buona idea pensare di poter ripartire nel dopo pandemia da piccoli gesti, come quello di piantare un albero. Per questa ragione lunedì lanceremo un contest su Linkedin invitando i nostri clienti a rispondere a qualche domanda sui prodotti Dell Technologies per ricevere un codice con il quale piantare un albero nella nostra foresta aziendale B-Green. Piccoli gesti, come abbiamo ripreso anche nell’hashtag del contest, con un valore simbolico importante, visto che riportano l’attenzione sul fattore sostenibilità, ambientale e non solo”.

Ma quanta CO2 emettiamo in un giorno?

Quasi 2 kg sono le emissioni di anidride carbonica che produciamo con una doccia, un piatto di pasta e un bicchiere di vino. Questo solo un esempio di come poter comprendere e calcolare la quantità di emissioni di anidride carbonica derivano dalle nostre attività quotidiane, tramite il portale è possibile farlo, visto che semplicemente inserendo le attività svolte si ha contezza non solo del quanto stiamo contribuendo a emettere CO2, ma anche di quanta possiamo catturarne con gli alberi.

Attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Rete arriva il messaggio: chiunque può piantare un albero, ovvero chiunque può contribuire a combattere il cambiamento climatico.

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Il digitale per un modello di business circolare: intervista a Norberto Blefari

La tecnologia permette di cambiare le abitudini e rivoluzionare i processi, dando vita a un nuovo modello di gestione della nostra vita e soprattutto un nuovo modo di gestire le nostre città, o quelle che saranno smart city. L’innovazione fornirà un modello di sostenibilità ambientale ottimizzando i processi produttivi della città e delle aziende, ma anche delle infrastrutture, riducendo inquinamento e sprechi.

L’ Ing. Norberto Blefari, direttore commerciale di BSistemi, descrive il rapporto stretto tra tecnologia digitale e sostenibilità, evidenziando come sia possibile adottare modelli di business che vadano oltre la retorica della sostenibilità. “BSistemi – continua – ha un impegno costante nel sensibilizzare aziende, clienti e professionisti del settore ICT, sull’importanza dell’uso della tecnologia anche per fini di sviluppo sociale. Per questo, promuoviamo iniziative e progetti per un ICT ambientalmente sostenibile, anche organizzando momenti di condivisione utili a dare visibilità alle tematiche della nostra visione di CSR”.

Come la CSR oggi si lega al concetto di sostenibilità e quali sono gli obiettivi di Agenda 2030 ai quali come azienda intendete contribuire?

BSistemi opera, nell’ottica della sensibilizzazione del personale interno, dei fornitori e dei clienti sugli obiettivi specifici di Agenda 2030. In particolare stiamo, programmando il passaggio nel medio periodo a fonti di energia pulita, ponendo la massima attenzione all’obiettivo 5 ​attraverso  la parità di genere nella nostra selezione del personale, all’obiettivo 12,  analizzando, per commesse importanti, superiori ai 500.000 euro, l’impronta ecologica dell’attività di fornitura, anche coinvolgendo i partner (fornitori, tecnici e trasportatori) e studiando il modo per ottimizzare le risorse idonee a  ridurre la quantità di anidride carbonica​ emessa. Per l’obiettivo 13, lotta al cambiamento climatico, ci impegniamo sia all’interno, (con dipendenti, collaboratori, consulenti) che all’esterno dell’azienda (clienti), per promuovere comportamenti e nuove abitudini di vita e di consumo, al fine di renderle più sostenibili. Di recente abbiamo anche deciso di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema acquistando una foresta di 200 alberi, che verranno piantati a Matera, e che assorbiranno circa 37.000 kg di CO2.

Quali sono gli alleati della CSR per le imprese?

La scelta da parte di un’impresa di dirigersi verso la strada della corporate social responsibility, e la scelta del mercato di puntare su imprese sostenibili, consentono di migliorare le  relazioni tra gli interlocutori, la valorizzazione delle attività e dei risultati ottenuti tramite la CSR, fino ad arrivare alla fidelizzazione della clientela, orientata a scegliere imprese che, oltre ad offrire prodotti concorrenziali per il rapporto qualità/prezzo, cercano di contribuire al raggiungimento dei goal di Agenda.

La responsabilità sociale, a mio avviso, è un ottimo investimento strategico, anche in quanto elemento di marketing. Estendere il campo degli stakeholder e ottimizzare l’impatto del proprio operato sul territorio e sulla comunità, consente all’impresa di guadagnare consenso oltre che di acquistare valore, non solo in termini di redditività, ma anche di fiducia, credibilità, rispetto, reputazione e quindi di soddisfazione della clientela.

Qual è il ruolo della tecnologia digitale nel raggiungimento della sostenibilità?

Gli esseri umani esauriscono le risorse naturali sufficienti per un anno nel giro di otto mesi. Nel 2016, il giorno del sovrasfruttamento delle risorse cadeva l’8 agosto, data in cui l’umanità ha esaurito il budget naturale di quell’anno. Per i restanti mesi, ha dovuto colmare il proprio debito ecologico andando a intaccare le scorte di risorse locali e accumulando anidride carbonica nell’atmosfera, sovra sfruttando le risorse disponibili. Secondo il Global Footprint Network, che misura la domanda e la fornitura di risorse naturali e servizi ecologici da parte dell’umanità il futuro dipende dalla trasformazione, le uniche aziende che avranno successo saranno quelle in grado di rivoluzionare il tradizionale rapporto lineare tra profitti e risorse. Stanno emergendo nuovi modelli economici dal potenziale elevato e le innovazioni digitali e tecnologiche ci hanno dato la capacità di creare un’economia tutta nuova, ovvero quella circolare​.

Le imprese veramente sostenibili hanno cambiato il tradizionale modello di business “dalla culla alla tomba” che è stato il fondamento di tante aziende nell’ultimo secolo. L’idea è quella di passare a un approccio “dalla culla alla culla”, possibile se si ha ben chiaro l’impatto dei propri prodotti sul pianeta​, fin dall’inizio, ovvero dalla fase di progettazione. In questo modo, i designer possono imparare a compiere scelte migliori fin da subito. Si tratta di sfruttare l’opportunità di creare nuovi modelli di business, evitando di considerare gli scarti come tali, ma come nuove opportunità. Si tratta di non limitare le proprie responsabilità al momento in cui si è venduto il prodotto, ma anzi, di trovare il modo per assumersi responsabilità a lungo termine, utilizzando i prodotti creati e commercializzati dalla propria azienda in due diversi modi: sfruttando prodotti o risorse inutilizzati​ e riciclando e incentivando il riuso.

In sostanza, cosa ha a che vedere il digitale con le aziende sostenibili?

Uno dei punti principali è la necessità di tracciare le componenti di un singolo articolo nell’intero ciclo ​Crea, Usa, Riusa o Getta, di mettere in contatto tra loro fornitori, produttori, distributori e clienti, durante tutto il ciclo di vita di un prodotto e delle sue parti integranti. Un compito che 5 anni fa sarebbe sembrato impossibile e invece, grazie alle tecnologie digitali come lo Smart Working , l’IoT, i Big Data e il Cloud, è facilmente realizzabile. Le aziende più sostenibili al mondo sono anche quelle più innovative, che hanno abbracciato il digitale e la tecnologia non solo per guidare l’innovazione, ma anche per raggiungere obiettivi più alti.

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Coronavirus: ripartire dal piantare alberi, intervista ad Erika Brancato

Possibilità di mitigare i cambiamenti climatici attraverso la “ricostruzione” delle foreste di alberi, e urgenza di agire. Questi i due aspetti sui quali si focalizza una ricerca pubblicata da alcuni ricercatori del Politecnico di Zurigo e pubblicata su Science e che vuole far riflettere sul ruolo che potrebbero avere gli alberi nel raggiungimento dell’obiettivo 13 di Agenda 2030.

Il report ha rilevato circa 1,7 miliardi di ettari di terra senza alberi, escluse le aree urbane e i campi utilizzati per coltivazioni ad uso alimentare, su cui si potrebbero piantare nuovi alberi. Una superficie che rappresenta l’11% delle terre emerse e che corrisponde a circa la superficie di Stati Uniti e Cina sommate insieme. Lo stesso studio calcola come da un incremento della copertura boschiva di 0,9 miliardi di ettari sarebbe possibile immagazzinare circa 205 gigatonnellate di carbonio.

I Governi devono inserire la riforestazione nelle loro strategie nazionali e farlo adesso” – ha affermato Jean-François Bastin, membro del team di ricerca, che vuole evidenziare il dato secondo il quale la quantità di terra disponibile per la riforestazione diminuisce con l’aumento delle temperature medie globali: anche se il riscaldamento globale fosse contenuto a solo 1,5° entro il 2050, circa 1/5 dell’area disponibile per la riforestazione individuata dallo studio andrebbe perduta, perché troppo ormai diventata troppo calda e inadatta alla messa a dimora di nuovi alberi.

Come contribuire in modo concreto alla riforestazione?

Piantare nuovi alberi è un gesto tramite il quale si può indubbiamente contribuire a uno sviluppo sostenibile. Il come fare lo si può trovare nel progetto Treedom, che consente di creare anche foreste aziendali, adottando e seguendo la crescita degli alberi a distanza.

La nostra azienda – racconta Erika Brancato, responsabile comunicazione B-sistemi – ha di recente aderito all’iniziativa realizzando un proprio “bosco anziedale” in Basilicata, vicino Matera. Lì saranno piantati gli alberi che regaleremo agli invitati ai nostri eventi: 200 specie suddivise in roverella, fragno, orniello e frassino che assorbiranno dall’atmosfera circa 37.000 kg di Co2. Un gesto piccolo, ma simbolico, che vuole sensibilizzare altre persone sul tema”.

Perché Treedom?

Treedom, fondata a Firenze nel 2010, ha coinvolto finora oltre 400mila persone, 2.400 aziende per un totale di 1milione e 100mila alberi piantati in Africa, America Latina, Asia e Italia. La messa a dimora di tutte le piante è curata da contadini locali, in modo da avere ricadute positive anche sul tessuto sociale e imprenditoriale dei territori scelti per la riforestazione. Sono state oltre 65mila le imprese agricole coinvolte nel progetto fino a questo momento.

Ogni albero di Treedom – spiega Erika Brancato – ha una pagina online, viene geolocalizzato e fotografato, può essere custodito o regalato virtualmente a terzi. Grazie a queste caratteristiche, l’albero di Treedom non è qualcosa da dimenticare a evento concluso, ma diventa strumento di comunicazione efficace su temi ai quali come azienda siamo particolarmente attenti”.

Perché piantare alberi adesso?

Proprio in questo momento difficile – continua Brancato – ci sembrava una buona idea pensare di poter ripartire nel dopo pandemia da piccoli gesti, come quello di piantare un albero. Per questa ragione lunedì lanceremo un contest su Linkedin invitando i nostri clienti a rispondere a qualche domanda sui prodotti Dell Technologies per ricevere un codice con il quale piantare un albero nella nostra foresta aziendale B-Green. Piccoli gesti, come abbiamo ripreso anche nell’hashtag del contest, con un valore simbolico importante, visto che riportano l’attenzione sul fattore sostenibilità, ambientale e non solo”.

Ma quanta CO2 emettiamo in un giorno?

Quasi 2 kg sono le emissioni di anidride carbonica che produciamo con una doccia, un piatto di pasta e un bicchiere di vino. Questo solo un esempio di come poter comprendere e calcolare la quantità di emissioni di anidride carbonica derivano dalle nostre attività quotidiane, tramite il portale è possibile farlo, visto che semplicemente inserendo le attività svolte si ha contezza non solo del quanto stiamo contribuendo a emettere CO2, ma anche di quanta possiamo catturarne con gli alberi.

Attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Rete arriva il messaggio: chiunque può piantare un albero, ovvero chiunque può contribuire a combattere il cambiamento climatico.

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